E' l'amore che ci lega
Ai bambini sordociechi più fortunati come Giulia resta un filo di speranza. È un filo quasi invisibile ma prezioso come l’oro. Sono piccoli residui sensoriali ai quali ci si aggrappa per uscire dall’isolamento. Grazie al lavoro quotidiano di educatori, psicologi, medici e terapisti, questo filo così sottile può diventare un contatto con il mondo e poi un progetto di vita.
Per ogni bambino o adulto sordocieco o pluriminorato psicosensoriale, la Lega del Filo d’Oro studia un programma di riabilitazione personalizzato. Come avvenuto per Giulia, ci si aggrappa ai residui sensoriali: piccoli, piccolissimi appigli per creare un contatto con il mondo. Si parte da lì, poi il percorso è diverso per ognuno.
Insieme a un’équipe, ogni bambino o adulto impara gesti quotidiani che lo aiutano a essere indipendente, in base alle sue possibilità. Grazie al programma riabilitativo, Giulia ha ripreso a mangiare da sola cibi solidi e a 8 anni ha parlato per la prima volta da quando le avevano messo l’impianto, quando ormai nessuno si aspettava più che potesse farlo.
Orientarsi in un ambiente, camminare da soli, sperimentare la posizione verticale sono conquiste importanti per chi vive nel buio e nel silenzio come Giulia. Anche il contatto fisico non è mai scontato: Giulia impara a esprimere un mondo di emozioni con risate, baci e carezze.
“Quando a 8 anni ha detto per la prima volta ‘mamma’ è stato un fuoco d’artificio, dopo anni di buio e silenzio.”
Monica, mamma di Giulia