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#lamorechecilega
Questo Natale regala un filo di speranza a Giulia e a tanti bambini come lei
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E' l'amore che ci lega

Ai bambini sordociechi più fortunati come Giulia resta un filo di speranza. È un filo quasi invisibile ma prezioso come l’oro. Sono piccoli residui sensoriali ai quali ci si aggrappa per uscire dall’isolamento. Grazie al lavoro quotidiano di educatori, psicologi, medici e terapisti, questo filo così sottile può diventare un contatto con il mondo e poi un progetto di vita.

Ieri oggi domani
“È una bambina nata nel buio e nel silenzio”
“È una bambina nata nel buio e nel silenzio”
Quando nasce, Giulia è cieca. Poco dopo la famiglia scopre che anche l’udito è compromesso. L’impianto cocleare la rende insofferente, e la riabilitazione non l’aiuta: la piccola si strappa i capelli pur di non seguirla. Così si interrompe il progetto riabilitativo, e per un anno e mezzo Giulia resta senza una guida. Fino a quando non incontra la Lega del Filo d'oro e la speranza rinasce.

A settembre 2020 può finalmente accedere al Centro Nazionale. È l’occasione per ricominciare a sperare. A Osimo Giulia si impegna otto ore al giorno insieme a un’équipe, raggiungendo traguardi straordinari, dopo una fase in cui, a causa del Covid e dell’interruzione delle lezioni, aveva fatto dei passi indietro. Al Centro ricomincia a mangiare da sola cibi solidi, inizia a imparare la LIS e a dire le prime paroline,e soprattutto dopo tanto tempo, ride.

“A 8 anni ha detto per la prima volta mamma”
“A 8 anni ha detto per la prima volta mamma”
Le avevano detto che non avrebbe mai parlato. Invece, un giorno di marzo 2021, Monica sente per la prima volta la voce di sua figlia. Giulia ha 8 anni. Il potenziale esplorato dall’équipe della Lega del Filo d’Oro è emerso. Ora non deve più fermarsi, il lavoro deve proseguire perché su questo preziosissimo filo sta costruendo il suo progetto di vita.

Giulia chiama per nome la maestra, la mamma e il papà, sa esprimere la sua felicità. La conquista più importante è l’apertura agli altri. Finalmente c’è uno scambio emotivo: la bambina impara a fidarsi delle persone, dà carezze e baci. Aggrappandosi ai residui sensoriali, Giulia ha creato un contatto con il mondo. Con l’aiuto della "Lega" ha portato all’esterno quanto di prezioso custodiva dentro di sé.

“Guardiamo l’orizzonte e non il confine”
“Guardiamo l’orizzonte e non il confine”
La vita di Giulia adesso è fatta non di sole ombre ma anche di tanta luce. Nessuno potrà mai rubarle le competenze che ha conquistato: sensoriali, cognitive, motorie e personali. Giulia è tornata a casa, a Roma, ma il progetto di vita studiato per lei deve continuare per raggiungere sempre nuove conquiste.

Essere genitore di un bimbo con disabilità significa imparare a entrare in empatia con il proprio figlio e capire cosa gli fa bene. Racconta Monica: “ora so che quando Giulia inizia a dondolarsi significa che è in difficoltà e occorre interrompere l’attività prima che arrivi una crisi”. La famiglia è molto importante nel progetto di riabilitazione: con il suo aiuto può facilitare l’acquisizione di abilità e competenze.

Ambiti di intervento nel percorso di Giulia
Conoscere il mondo
Conoscere il mondo
Residui sensoriali e tatto

Per ogni bambino o adulto sordocieco o pluriminorato psicosensoriale, la Lega del Filo d’Oro studia un programma di riabilitazione personalizzato. Come avvenuto per Giulia, ci si aggrappa ai residui sensoriali: piccoli, piccolissimi appigli per creare un contatto con il mondo. Si parte da lì, poi il percorso è diverso per ognuno.

Comunicare con il mondo
Comunicare con il mondo
Parlare e mangiare

Insieme a un’équipe, ogni bambino o adulto impara gesti quotidiani che lo aiutano a essere indipendente, in base alle sue possibilità. Grazie al programma riabilitativo, Giulia ha ripreso a mangiare da sola cibi solidi e a 8 anni ha parlato per la prima volta da quando le avevano messo l’impianto, quando ormai nessuno si aspettava più che potesse farlo.

Muoversi nel mondo
Muoversi nel mondo
Orientamento e mobilità

Orientarsi in un ambiente, camminare da soli, sperimentare la posizione verticale sono conquiste importanti per chi vive nel buio e nel silenzio come Giulia. Anche il contatto fisico non è mai scontato: Giulia impara a esprimere un mondo di emozioni con risate, baci e carezze.

“Quando a 8 anni ha detto per la prima volta ‘mamma’ è stato un fuoco d’artificio, dopo anni di buio e silenzio.”

Monica, mamma di Giulia