30
March
2020

Coronavirus: Il Presidente del Comitato delle Persone Sordocieche e il Presidente del Comitato delle Famiglie

Francesco Mercurio, presidente Comitato delle Persone Sordocieche Lega del Filo d'Oro

Francesco Mercurio, Presidente del Comitato delle Persone Sordocieche spiega come in questi giorni si stia vivendo una condizione di particolare difficoltà e preoccupazione dovuta alle restrizioni imposte dalle misure di contenimento del coronavirus:

“Questa situazione, difficile per tutti, mette a dura prova chi già viveva una vita difficile prima. La caratteristica di questo virus, infatti, è che si può trasmettere anche con il contatto delle mani. E questo è atroce per chi, come noi persone sordocieche, attraverso il tatto si orienta e comunica con il mondo. Per noi avere accesso ai presidi sanitari di prevenzione è necessario per allentare la morsa dell’isolamento a cui siamo stati confinati.
Non chiediamo deroghe alla normativa, siamo consapevoli che il virus non ne ammette. Tuttavia, il contatto rappresenta per noi una questione di vitale importanza e vorremmo che questa vicinanza necessaria alla comunicazione delle cose essenziali e allo svolgimento delle attività della vita quotidiana, avvenisse in sicurezza per noi e per le persone che ci aiutano.”

Rosa Francioli, Presidente del Comitato delle Famiglie, invece si fa portavoce delle esigenze di chi sta accanto alle persone sordocieche e pluriminorate ogni giorno:

“Molte delle difficoltà legate alla sordocecità, sono normalmente sopperite dalle reti: la rete dei servizi, la rete familiare, la rete amicale ed il volontariato. L'attuale emergenza ha di colpo stroncato gran parte di queste possibilità. Sono garantiti solo i servizi residenziali. Ma la stragrande maggioranza delle famiglie che faceva riferimento ad altre risorse, come ad esempio i centri diurni, oggi ne sono rimaste completamente scoperte e si trovano da sole ad affrontare enormi difficoltà. Una di queste è la conciliazione famiglia e lavoro, con l’impegno di cura solo parzialmente colmata dal recente decreto. Ma penso anche alle famiglie monoparentali dove diventa un problema anche andare a fare la spesa.
Garantire una rete, anche minima, di supporto domiciliare per far fronte ai bisogni primari è il nostro appello.  Lo Stato fino ad oggi ha contato molto sulla rete del volontariato per sopperire alla carenza di servizi. All'improvviso questa è venuta meno, se non per quella strettamente legata agli ospedali. Ci sono persone che, con le dovute precauzioni, potrebbero e vorrebbero aiutare chi si trova in una situazione di necessità. Ma tra i motivi che consentono lo spostamento dal proprio domicilio, rientrano solo quelli di lavoro e di necessità personale e familiare e non di altre persone. Questo è un grosso limite”.