C’è un’espressione che dice “Di padre in figlio”: ma qui alla “Lega” a volte accade anche il contrario. Ermelino De Santis e la moglie Anna de Benedetto infatti, hanno iniziato la loro esperienza di volontariato dopo aver vissuto da vicino la gioia dei racconti del figlio.
Quando lui non ha più potuto, per motivi di lavoro, essere presente come prima, sono arrivati prima il padre Ermelino, Generale in pensione dei Carabinieri e poi la madre Anna.
Essere volontari per la Lega del Filo d’Oro non è, come potrebbe pensare qualcuno, questione di fare semplicemente compagnia alle persone sordocieche o pluriminorate psicosensoriali. Significa invece avere una formazione specifica, che permette di imparare a comunicare con loro tramite il Malossi e la Lis, sapere come accompagnarli quando devono salire o scendere le scale, permettere a uomini, donne e ragazzi di essere più autonomi possibile pur spiegando loro le caratteristiche dell’ambiente che li circonda.
Ermelino ad esempio accompagnava bambini, ragazzi e adulti due volte a settimana a fare musicoterapia o alle prove di teatro, per citare soltanto due delle attività di educazione e riabilitazione che la “Lega” promuove. E poi capita che ci si affezioni così tanto gli uni a gli altri che le persone sordocieche diventano ospiti regolari nelle case dei volontari. C’è affetto, amicizia, rispetto reciproco: una girandola di sentimenti in grado di illuminare la vita di tutti: volontari e sordociechi.
Ma Ermelino e la moglie si occupano anche di fare volontariato “indiretto”: promuovono le raccolte fondi della “Lega”, creano legami, come quello con il Sindaco di Folgaria che ha organizzato un concerto della banda del paese, i cui ricavi sono andati alla “Lega”.
La dedizione dei volontari non è un fatto recente, ma ci sono state tante fasi che li hanno visti protagonisti.
Contattaci, ti racconteremo come cambiare la tua vita e quella degli altri
orario: 9.00-17.00 dal lunedì al venerdì
All’inizio la Lega del Filo d’Oro era composta unicamente da volontari e in un primo momento la figura dell’operatore e quella del volontario quasi si sovrapponevano. Poi a partire dalla prima metà degli Anni ’80 la Lega del Filo d’Oro ha avviato un percorso di netta professionalizzazione, conseguenza sia della crescita dei servizi erogati sia della necessità di legittimarsi come soggetto scientifico, autorevole e competente tanto presso gli enti pubblici quanto presso i sostenitori privati.
Ora si lavora per integrare ancora di più le due anime della “Lega”, volontari e operatori, facendoli davvero intersecare come nella struttura a doppia elica del DNA.
Ermelino confessa infine: "Quando si arriva alla “Lega” si pensa di dare tanto ai ragazzi e invece poi si scopre che si riceve tantissimo e grazie a loro si cresce in continuazione. E quando non si è chiamati, si sente tantissimo la mancanza!"