Quanto si può amare un figlio? Ogni genitore accennerebbe un sorriso: un sorriso che dice che non c’è risposta a questa domanda. Che si può solo dire “Infinitamente”. E quando ascolti le storie dei genitori della Lega del Filo d’Oro, ti rendi conto che nel loro caso l’espressione “Infinitamente” prende una sfumatura ancora più eroica. Rosa Francioli ha appena 21 anni quando diventa la mamma di Andrea: nato prematuro, non vedente, con problemi cognitivi. Andrea entra ed esce dagli ospedali per tutta l’infanzia: è un bimbo amatissimo ma sfinito, arrabbiato col mondo. Non riesce a comunicare e questo rende la sua situazione praticamente ingestibile.
Rosa sente che dietro quella rabbia c’è una richiesta di aiuto, c’è un essere umano che lotta per venire fuori dall’isolamento: ma servono gli strumenti giusti. Gestire Andrea, che pure frequenta le elementari, diventa sempre più difficile, nonostante la buona volontà di tutti. Un giorno però una baby-sitter le lascia il volantino della Lega del Filo d’Oro. Rosa aspetta che sia Domenica, quando si spende meno e chiama. Ma dall’altra parte non trova un centralino: a rispondere è direttamente Patrizia Ceccarani, che poi diventerà Direttore Tecnico Scientifico della Fondazione, che la ascolta e parla con lei per un’ora e mezza.
Dopo 11 anni di attesa Rosa spera che quello sia il posto giusto: e la reazione professionale e umana ad una crisi di Andrea durante la prima visita le danno la certezza che stia facendo la scelta migliore. Si trasferiscono ad Osimo, dove Andrea frequenta la scuola paritaria della Fondazione, impara il Braille, svolge le attività e i trattamenti riabilitativi può finalmente, diventare se stesso.
Alla “Lega” non hanno solo contenuto i suoi comportamenti aggressivi, ma hanno capito che rappresentavano una difesa, hanno lavorato sulla fiducia e lo hanno aiutato a regolarizzare la sua giornata insegnandogli a gestire l’ansia. Rosa diventa intanto Presidente del Comitato dei Familiari e lavora attivamente per l’apertura del Centro di Molfetta.
È lì che vive Andrea adesso e torna a casa sua per i fine settimana. È diventato un uomo socievole, che fa esperienze lavorative e ama la sua indipendenza dal “nido” di casa.
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Un traguardo che Rosa non avrebbe mai sognato per suo figlio, quando era appena nato e i medici le avevano spiegato, prima di un’importante operazione a cui doveva sottoporsi, che lei avrebbe potuto semplicemente…lasciarlo andare. E invece Rosa ha tenuto strettissimo il suo Andrea, per poterlo lasciare andare adesso: perché il dopo di noi, di cui tanto si parla, ha un altro senso se comincia “durante noi”. Tutto questo è stato possibile perché non avete mai lasciato solo Andrea: e Rosa ve ne sarà grata per sempre!